Francesco Senise, Pittore Arbëresh
pittore
Biografia
Francesco Senise vive ed opera a Lungro (CS) dove è nato il 25 agosto 1970. Al suo paese natale, che ama profondamente, ha dedicato gran parte della sua produzione artistica. Molte delle sue opere, infatti, traggono ispirazione dai meravigliosi paesaggi che circondano il paese e dalle piazzette e dai vicoli che lo caratterizzano interpretandole con le sue straordinarie “visioni”. Lo stesso “Ciclo dei Salinari”, che lo ha consacrato artista di grande valore, deve la sua origine alla presenza nel territorio di Lungro di una miniera di salgemma che per molti secoli ha condizionato la sua esistenza. L’attenzione, quasi ossessiva, del Senise alla sofferenza dei minatori ha radici profonde: quando era bambino fu particolarmente colpito dai racconti di un suo zio che descriveva la triste vita degli operai dentro le viscere della miniera, ma, soprattutto, dalla presenza nell’androne della scuola elementare “Camillo Vaccaro”, da lui frequentata, di alcune sculture che rappresentavano in modo plastico l’immane fatica dei salinari schiacciati dal peso dei massi di sale che trasportavano sulle loro spalle. Quelle sculture si sono angosciosamente annidate nel cuore del piccolo Senise, hanno invaso la sua mente e colmato i suoi innocenti occhi di lacrime, diventando, nel tempo, componente essenziale del suo vissuto interiore, fino ad esplodere in età matura nella sua arte, venendo ad imprimersi in molte delle sue tele. In questi suoi dipinti l’accento viene posto sulla fatica fisica degli operai che cancella quasi del tutto le loro fisionomie e rende i loro corpi simili uno all’altro, schiacciati, come in un girone infernale, sotto il peso del sale.
Lungro, essendo inoltre un importante centro culturale arbereshe e sede dell’Eparchia bizantina dell’Italia continentale, rappresenta una meravigliosa sintesi tra cultura e spiritualità orientale e occidentale, e tale sintesi traspare con chiarezza nelle opere del Senise.
Artista autodidatta, libero da vincoli estetici precostituiti, è riuscito in pochi anni ad imporre all’attenzione della critica più esigente il valore delle sue forme e dei suoi contenuti. La sua attività artistica lo ha posto in una posizione di rilievo nel panorama degli artisti calabresi e non, grazie alle indubbie doti tecniche e alla partecipazione alla vita espositiva non solo regionale, ma anche nazionale ed internazionale. La sua fitta agenda lo vede presente in mostre personali e collettive in gallerie, musei e sedi istituzionali,in rassegne d’arte e nelle maggiori fiere d’arte contemporanea.
Erede del filone realista che discende da Courbet, da Daumier e dal primo Van Gogh, non è lontano dalla tensione drammatica dei murales di David Alfaro Siqueiros che traducono in scala gigante le fatiche dei lavoratori messicani.
Sue recensioni sono state pubblicate dalle maggiori riviste d’arte nazionale quotidiani regionali e nazionali tv come RAI, SKY, ARTE TV, TEN, VIDEO CALABRIA, TELESPAZIO CALABRIA ECT
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Ciclo dei Salinari
Un blu scuro opaco appena solcato da un bianco ben poco luminoso, con tracce profonde di grigio è protagonista e leit-motif della collezione dei dipinti esposta.
Si presentano coloristicamente così al pubblico le opere dedicate ai salinari (operai nelle miniere di salgemma di Lungro ) composte da scene di dolorosa compartecipazione sociale, una delle tematiche frequentate dall’autore.
La cui ricerca poetica è strettamente legata al luogo natio, Lungro, piccolo borgo amato, vissuto, osservato, carico di echi ed istanze profonde, etniche, religiose, sociali, naturalistiche.
Il pennello di Francesco Senise conosce anche una tavolozza diversa da quella sopradescritta, e la sua arte spazia in generi pittorici anche più ameni e rasserenanti, come i paesaggi confortanti, dai caldi colori di quel suo piccolo pezzo di Calabria che rappresenta, per chi come lui appartiene al popolo Arberesh, una meta raggiunta faticosamente, amata, radicata giorno per giorno nel cuore di chi cercava una patria per coltivare un sogno di libertà e di pace.
Questo piccolo paese conserva la fierezza e la passionalità di chi, in cerca della libertà, lo ha scelto, lo ha eletto, consapevolmente, a Patria.
Ma questa amata patria, fondata e trapiantata nel cuore come terra promessa è anche crocevia,“lieu de rencontre” di istanze religiose, le spiritualità cristiana d’oriente e d’occidente a Lungro si raggiungono e si abbracciano, consacrando un importantissimo nodo tra Chiesa Cattolica Romana e Chiesa Greco Ortodossa.
Questi alti valori hanno forgiato una comunità di persone che nei secoli ha condiviso ogni più piccolo aspetto della vita quotidiana.
Francesco Senise è il portato di questa comunità che secoli fa ha eletto questa terra in provincia di Cosenza come Patria e per secoli l’ha vissuta come tale, unita dal linguaggio dei padri, da semplici regole di vita, da una medesima cultura, stretta intorno ad una stessa spiritualità intensa che la sanava della condizione di esiliata, mantenendola schiva ad ogni contaminazione.
Permeati da una fede profonda ed uniti dalla comune devozione alla libertà trovata nella Patria eletta, gli Arberesh di Lungro si sono preservati integri ed incontaminati come il loro linguaggio che li contraddistingue come un gruppo sanguigno geneticamente ereditato dai padri.
I dipinti del ciclo considerato pertanto rappresentano la memoria collettiva della sofferenza di un popolo, abbrutito dal lavoro della miniera.
Ciclo che, come già detto, è contraddistinto da un uso duro ed opaco del colore, in cui solo rarissimamente balugina qualche tocco di rosso (simbolo per eccellenza del dolore), o le tinte dei vessilli o il riflesso delle torce sulle pareti di salgemma che crea giallognoli bagliori.
I dipinti esposti, tutti figurativi, oltre che della durezza del colore si nutrono anche di un’asprezza di segno che vuole sottolineare il dolore provato dall’autore dipingendo, oggi, quelle sofferenze patite dagli uomini delle miniere ormai chiuse da decenni.
Nessuna ricerca di aderenza alla verità fisica dei soggetti, piuttosto la ricerca di un’essenzialità fisica, sintetica, del dolore.
Le linee sono misurate ed il moto ascensionale dei dipinti lento, affaticato dai carichi da trasportare, alcune tele pare si avvolgano lentamente sui personaggi i cui corpi formano una spirale senza fine, come il lavoro nella miniera, incessantemente staziante ed umiliante.
Da ultimo occorre rilevare un sottile sentimento religioso che sottende tutte le scene e che si manifesta nella pacatezza della sofferenza, nel senso dell’obbedienza, nella misuratezza di gesti pur dolenti.
I volti, pallidi, attoniti, carichi di una atavica forza di sopportazione, le sottili strisce che circondano il capo dei minatori, strumenti stigmatizzanti quel lavoro, appaiono trasformati e sublimati da questo respiro di diffusa religiosità che tempera, talora, la drammaticità delle immagini, presagio di conforto nella Fede, proposta sottesa d’ identificazione dello sconosciuto minatore nel Cristo medesimo.
Firenze, 24 Febbraio 2014
Prof.ssa Emanuela Catalano
Storico e critico d’arte
Copyright : www.artemanuela.it
SENISE NASCE A LUNGRO IL 25/08/1970 IN PROVINCIA DI COSENZA.
LA CITTADINA VIVACE CENTRO CULTURALE,MANTIENE INTATTI,COME LE ALTRE COMUNITA ALBANOFONE DELL'ITALIA MERIDIONALE LA LINGUA,GLI USI I COSTUMI DEI PADRI FONDATORI PROVENIENTI,A PIU' RIPRESE IN EPOCHE DIVERSE,DALL'ODIERNA ALBANIA.
QUESTE NUMEROSE COMUNITA' COSTITUISCONO L'ARBERIA LA CUI CAPITALE RELIGIOSA E' LUNGRO CONOSCIUTA DA MILLENNI PER LE MINIERE DI SALGEMMA ED OGGI SEDE DELL'EPARCHIA GRECO-BIZANTINA CHE HA GIURISDIZIONE SU TUTTE LE COMUNITA' ARBERESHE DELL'ITALIA CONTINENTALE. SENISE RIVENDICA CON ORGOGLIO L'APPARTENENZA A QUESTO MONDO,SINTESI TRA LA SPIRITUALITA' OCCIDENTALE E QUELLA ORIENTALE,CHE SPESSO FA CAPOLINO NELLA SUA ARTE TANTO DA SPINGERLO AD AUTODEFINIRSI PITTORE ARBERESH. VA DETTO SUBITO CHE IL SENISE NON E' UN PITTORE DI SCUOLA PREOCCUPATO DI ISPIRARSI E DI ADERIRE AI CANONI ESTETICI DI UM MOVIMENTO,DI UNA CORRENTE. SENISE E' UN AUTODIDATTA LA SUA ARTE NASCE ED EROMPE VIGOROSA DALLA SUA ANIMA SENZA VINCOLI FORMALI PRECOSTITUITI SFUGGENDO AD UN ARIDO ESERCIZIO CRITICO DI CATALOGAZIONE.SENISE POSSIEDE IL DONO DEL COLORE IN MISURA ECCELSA; NEI SUOI QUADRI IL COLORE,IN SPECIAL MODO IL ROSSO,GRAZIE AD UN USO SAPIENTE,LETTERALMENTE ESPLODE PER IMPRIMERE ALL'OPERA UNA FORZA,UN'ENERGIA,UN DINAMISMO CROMATICO CHE TRAVALICA LO SPAZIO PITTORICO PER COINVOLGERE L'OSSERVATORE.ALTRE VOLTE,ED E'IL CASO DEGLI OLII SUI SALINARI,AUTENTICI CAPOLAVORI,LE TINTE SI FANNO FREDDE,LIVIDE FOSCHE,CREANDO UN AMBIENTE DANTESCO,INFERNALE,COSI COM'ERA LA VITA DEI SALINARI NELLE VISCERE DELLA MINIERA.
PROF PIETRO VARCASIA
EREDE DEL FILONE CHE DISCENDE DA COURBET,DA DAUMIER E DAL PRIMO VAN GOGH.MA NON LONTANO ANCHE DALL'ATTENZIONE DRAMMATICA DEI MURALES DI DAVID ALFARO SEQUEIROS CHE TRADUCONO IN SCALA GIGANTE LE FATICHE DEI LAVORATORI MESSICANI,UNA PARTE DELLA PITTURA DEL SENISE NARRA CON EVIDENZA ICASTICA E CON VIGOROSO REALISMO SOCIALE UN MONDO CHE IN ITALIA CONOSCIAMO SOPRATUTTO ATTRAVERSO I RACCONTI DI VERGA.L'ACCENTO IN QUESTI DIPINTI VIENE POSTO SULLA FATICA FISICA CHE CANCELLA QUASI DEL TUTTO LE FISIONOMIE E RENDE I CORPI DEI MINATORI SIMILI L'UNO ALL'ALTRO SCHIACCIATI COME IN UN GIRONE INFERNALE SOTTO I CARICHI DA TRASPORTARE A SPALLA IN SALITA.
"DR.GIOVANNA GROSSATO,DIRETTORE RESPONSABILE DELLA RIVISTA AREARTE"
L'EPOPEA DEI SALINARI
DI FRANCESCO FUSCA
SENISE,CON I SUOI SALINARI,NEL CONCAVO CUPO CONVESSO VENTRE DELLA TERRA TRASCINA SACCHI DI SALE...L'EPOPEA DEI SALINARI DI LUNGRO AFFASCINA E CATTURA.OPERAI CHE HANNO LAVORATO ANCHE A 260 METRI DI PROFONDITA',SCENDENDO 2000 GRADINI PER GIUNGERE ALLE GALLERIE,CON SACRIFICI IMMANI,COL RISCHIO DELLA VITA GIORNO DOPO GIORNO.IL CUORE TRABOCCA DI EMOZIONE E SI RIVERSA SULLE PARETI GRIGIE DELLE GALLERIE,LUNGO I TRACCIATI NERI DELLA VITA E DELLA MORTE.LA PENNELLATA,I COLORI,I CHIAROSCURI PARTECIPANO E SOFFRONO LA TELA.IL PITTORE DI LUNGRO E' PARTICOLARMENTE EFFICACE QUANDO COM-PRENDE,INTERPRETA,ESPRIME QUESTI SOGGETTI.FORMA E CONTENUTO SI CERCANO,SI INTRECCIANO,SI FONDONO.IL BANALE E L'OVVIO SONO LONTANI MILLE MIGLIA DALL'ESSENZIALE.
"PROF.FRANCESCO FUSCA,POETA DI SPEZZANO ALBANESE,DIRIGENTE MINISTERO I.U.R,DOCENTE A CONTRATTO UNIVERSITA' DELLA CALABRIA"
IL CICLO DEI SALINARI
E'UN UNIVERSO IMBEVUTO DI BLU,LA COLLEZIONE DEL CICLO DEI SALINARI.I PERSONAGGI DELLE TELE DI FRANCESCO SENISE SONO STELLE DANZANTI DI ABISSI STELLARI NEL LORO DUALISMO APPORTATORE DI ENERGIA.I SUOI PERSONAGGI EMERGONO DALLA TELA CON LE LORO SFACCETTATURE PRISMATICHE PER RAPPRESENTARE L'UOMO NEL CICLO DELLA VITA;L'UOMO CON I SUOI ALTI E BASSI,CON LE SUE LOTTE E LE SUE VITTORIE.LE TELE DI SENISE SONO ISPIRATE ALLA VITA DEI RACCOGLITORI DI SALGEMMA NELLE MINIERE DI LUNGRO.SONO IMMAGINI DI UOMINI DALLA VITA DURA E DAL CUORE PURO;SONO LA CALAMITA'INCOMPRENSIBILE DEL POVERO;SONO LA CRUDELTA' A CUI NON SI PUO' SFUGGIRE;SONO LA RASSEGNAZIONE FATALISTICA;SONO L'UOMO DELLA DIVINA PROVVIDENZA DI MANZONI E L'ANGELO UMILE DEL REALISMO MAGICO DI BONTEMPELLI;SONO IL PAMDEMONIO DANTESCO E IL PULCINELLA NELLA SUA FUGA ROCAMBOLESCA DI REALTA' ED APPARENZA NONCHE' LA BARCA DI VERGA CHE BUTTA ACQUA DA TUTTE LE PARTI E PUR SI MANTIENE A GALLA.LE TELE DI SENISE SONO UNA SINTESI AFFASCINANTE DI NOTE VERISTICHE ED IMPRESSIONISTICHE!PENNELLATE AGRODOLCI SI AMALGANO TRASPORTANDO L'OSSERVATORE NEL REALISMO MAGICO! FRANCESCO SENISE DIPINGE GLI ABISSI PROFONDI E POI LI RENDE METAFISICI...PSICHEDELICI...IMPRESSIONISTICI IRRORANDOLI DI LUCE...DI QUELLA LUCE BLU COBALTO CON SPRAZZI DI ARGENTO...CARATTERISTICA DEL CICLO DEI SALINARI.LE IMMAGINI VIBRANO ATTRAVERSO I COLORI IRIDESCENTI DELLE SUE PENNELLATE.I SUOI PERSONAGGI,BAGNATI DA RAGGI DI LUNA.INFRANGONO LE TENEBRE DI QUEGLI ABISSI PROFONDI GENERANDO SCINTILLE DI LUCE CHE IRRORANO LA TELA! I PERSONAGGI DI SENISE HANNO UN PALPITO,FUORIESCONO DAL LORO PESANTE FARDELLO ATTRAVERSO LA MAGIA DEL SUO PENNELLO PER GENERARE UN MAGMA D'INCANTO,UNO SFAVILLIO IRIDESCENTE UNA LUMINESCENZA DIAFANA,ETEREA,TRASLUCENTE.LE CROMIE DELL'ARGENTO E DEL BLU ALLEGERISCONO LA PESANTEZZA PLUMBEA DELLA SCENA,CREANDO MERAVIGLIOSI CONTRASTI TRA MATERIA E SPIRITO,TRASCENDENTE E TRASCENDENTALE.LE TELE DI SENISE,CHE RAPPRESENTINO IL SUO CRISTO CONTEMPORANEO O IL SUO PULCINELLA,SONO TRIONFANTI PRISMI DI LUCE E DI MAGIA ACCESI DALLE SUE PENNELLATE PER RISPLENDERE SACRALI SUL MONDO,SUL DOLORE E SULLA MISERIA UMANA.
"PROF.CHRISTINA DINOIA DISANZO
DOCENTE DI LETTERATURA E LINGUA ITALIANA PRESSO RUTGERS UNIVERITY NEW YORK"
ARTISTA SELEZIONATO DALLA ORLER COLLEZIONI
La critica di Roberta Filippi su Francesco Senise:
Forza ed energia, grande dinamismo cromatico, capacità di descrivere emozioni. Questo traspare dalle opere di Francesco Senise. Un artista che si è fatto da solo, lontano da schemi precostituiti, dall'appartenenza a correnti o movimenti. Un artista che va a cercare i sentimenti nascosti nella propria anima e li racconta con grande semplicità e schiettezza, facendoli esplodere sulla tela, descrivendo così se stesso e il suo mondo. "... i colori, la mia passione, la mia anima, le mie omozioni: questa è la mia arte" dice infatti l'artista.
Nasce a Lungro in Calabria, ma le sue origini sono italo-albanesi. E questa sintesi tra occidente ed oriente, questa fusione tra mentalità e culture diverse si manifesta anche nel suo modo di fare arte. Nei paesaggi, nei colori attraverso i quali li raffigura, ci sono usi e costumi della sua terra, c'è tradizione, c'è sentimento, c'è la ricchezza e la bellezza della natura.
Francesco Senise possiede il dono del colore. Un colore che è l'espressione delle proprie emozioni. È forte, intenso, pungente anche quando le tinte si fanno più fredde. Anche quando i luoghi che descrive sono foschi ed opprimenti, sono quelli delle miniere di salgemma nelle quali lavoravano i cosiddetti "salinari", i raccoglitori di sale. Uno spaccato di vita vissuta, di tradizione che, come un tempo nei racconti di Verga, oggi rivive nei dipinti di Francesco Senise. Dalle viscere della terra emergono uomini che camminano lenti, piegati dal peso della fatica, stremati nelle forze, simili alle anime dei dannati che Dante descrive nell'inferno costretti dalla legge del contrappasso ad espiare le loro colpe. Sono uomini senza tempo e senza personalità quelli di Francesco Senise, che si ripetono in simili fisionomie. I loro corpi e le loro vesti spiccano sul nero dello sfondo che non è mai statico. Innumerevoli rapide pennellate creano intense sfumature, descrivono un luogo, raccontano una storia con un realismo forte, anche drammatico.
È la realtà della sua terra, è il suo passato, sono i ricordi di momenti di vita lontana ma ancora molto presenti, sono emozioni che affiorano dalla sua anima come dalla profondità delle miniere.
Nella pittura Francesco Senise offre all'osservatore una propria visione del mondo, fatta di gioie e dolori, di contrasti, di ricordi, di tradizioni, una visione del mondo che si manifesta attraverso la forza dei colori, la loro intensità, la loro varietà, la loro dinamicità, la loro capacità di andare a cercare emozioni sempre nuove.
ROBERTA FILIPPI GIORNALISTA E CRITICO D'ARTE ORLER
I colori dell’Arberia
A pochi passi da noi c’è un mondo differente.
E’ l’arberia con le sue ricche tradizioni letterarie e la sua propria arte, quella delle icone, dei tessuti lavorati con fili d’oro
Abiti sfavillanti, dai colori intensi, che amplificano la loro fitta pieghettatura.
Ricordano l’antico. Sono gli stessi che le giovani donne greche indossavano nelle processioni. Che nell’incedere a passo lento e ritmato sembravano simili alle dee dell’Olimpo. Dee discese in terra.
Le fitte pieghe dei loro abiti sono d’origine ionica, sono proprie della veste a chitone . Le fitte pieghe dell’abito delle albanesi di Calabria, ricordano e tramandano riti lontani.
Il passato è un rifugio sicuro. Il passato è una costante tentazione, ha detto Renzo Piano.
Così grande è la tentazione di rifugiarsi nel passato, che questo diventa a volte, il solo modo di farlo rivivere. Non è questo il modo di trattenere il passato.
Sappiamo infatti che tutti i tentativi di farlo rivivere e di riproporlo in epoche moderne sono falliti.
Perché il passato non può rivivere.
Ogni volta che si è cercato di riproporre il passato, di farlo rinascere, ciò ha costituito un forte passo indietro per la cultura.
Il passato, al contrario, però può essere il luogo da cui partire per una nuova avventura. Ecco, partire dal passato come da un porto sicuro alla ricerca di nuovi orizzonti.
Mi sembra che questo sia il modo di agire, di indagare, di sperimentare e di fare arte di Francesco Senise.
Le sue opere, siano esse paesaggi, scorci di paese, ritratti di donne in abito arberesh, o il ciclo dei cavatori di sale chiusi nelle viscere della Madre terra, tutte nel loro insieme offrono uno sguardo corale della realtà, della società, di un’intera comunità che si chiama arberesh, che in questo carattere corale si ritrova e si riconosce, che in questo carattere linguistico si identifica, come in una realtà integrale, non segmentaria, non parziale.
A rberesh significa essere integralmente tale. Non si può prendere una parte e poi trascurare il tutto. Poiché la cultura è sempre una totalità e dunque, come tale, esige che la sua comprensione sia totale. Che sia totale e unitaria la forma attraverso cui questa cultura viene compresa.
CULTURA TRADIZIONE TERRITORIO
Mi sembrano oggi qui integralmente presenti. E dunque questa è proprio la forma migliore per far rivivere il passato.
Se il passato è un rifugio sicuro tuttavia, ribadisce Renzo Piano, il futuro è l’unico posto dove possiamo andare, se davvero dobbiamo andare da qualche parte.
E si può andare avanti verso il futuro. Si deve andare avanti! Esplorando campi diversi, profanando le frontiere tra le discipline, mescolando le carte, prendendo rischi e facendo errori. … …… ………… …….
Amare il passato ma esplorare il futuro, non stancarsi mai di esplorare e di tentare nuove vie.
Perché il futuro è l’unico posto dove possiamo andare, se davvero dobbiamo andare da qualche parte ribadisce a chiare lettere Renzo Piano!
Creare significa scrutare nel buio, rinunciare ai punti di riferimento, sfidare l’ignoto. Con tenacia e ostinazione.
Mi sembra che tale sia stata la volontà di Francesco Senise e questo occorre sottolinearlo ed evidenziarlo.
Né dobbiamo dimenticare che questo artista è autodidatta.
Non appartiene a nessuna scuola né si è formato all’ombra di qualche pittore di grido. Colpiscono i colori della sua tavolozza, e i toni accostati con evidenza cromatica richiamano le tele dei pittori Impressionisti. I suoi esperimenti con il colore non lasciano dubbi: sono un vero concerto di tinte giustapposte che aspettano di essere ammirate. In questo emerge la tinta calda del colore rosso, il colore che indissolubilmente si associa all’anima arberesh.
Vorrei, infine, soffermarmi sul ciclo dei salinari. Sono un’umanità dolente, senza luce e senza colore, se si eccettua un leggero tono di azzurro, di bianco e di grigio stesi all’interno di una cavità interamente buia, la miniera con le sue terrazze e i suoi piani sempre più conficcati nelle profondità del suolo. E conficcati nelle zolle di terra sono i Salinari, affondano nella terra sotto il peso del carico da trasportare fino alla sommità della caverna, dove c’è la luce, la salvezza.
Di questo ciclo, alcuni autorevoli esponenti prima di me hanno già scritto brevi recensioni che ne hanno messo in evidenza i caratteri prevalenti.
Mi limito a sottolineare alcune cose che mi sembrano prevalenti nella pittura di Senise.
Il notevole influsso dei racconti che hanno sostanziato la sua vita e i suoi ricordi di bambino, quella tradizione orale che nella nostra terra è fatta di rapporto tra due generazioni, il nonno e il nipotino, lo zio e il nipotino, e l’omaggio che in modo retrospettivo Senise ha voluto tributare a questi umili cavatori di salgemma, mi sembra che si possa definire come un atto dovuto, come un atto che l’intera comunità arberesh tributa ai suoi figli, per mezzo del pennello di Francesco Senise.
Un atto quasi liberatorio, come può essere la pittura, come se solo dipingendo, qui oggi, ovvero rivivendo dal proprio intimo della coscienza, il ricordo doloroso e mesto, di quella umanità sepolta viva, si potesse tramutare in orgoglio e dignità eroica attraverso la memoria riscattata da questo gesto insieme individuale e corale.
Si è fatto ricorso a paragoni con Courbet e Daumier, mostri sacri del Realismo moderno francese che per primi hanno visto la fatica dei lavoratori e registrato nella memoria collettiva ciò che i racconti di Charles Dickens e Victor Hugo andavano scoprendo. Eppure io credo che Francesco Senise vada invece inserito nel filone ben più fecondo del realismo del seicento, quello dell’inizio della nostra era moderna, da cui ogni altro realismo discende naturalmente.
Autodidatta, assenza di legami con scuole o tendenze. Si può dire di Senise che lo guida la ricerca appassionata di verità e di memoria. Per non dimenticare, si dipinge. Ma anche per capire il presente.
Perché la memoria vive nei nostri gesti, nelle nostre azioni. E così la pittura è il piano sul quale rivivere il passato per poi da qui partire alla scoperta del nuovo. Proprio come va inteso il rapporto col passato.
I luoghi conosciuti e gli scorci del paese costituiscono un altro aspetto della sua pittura. I ricchi colori della tavolozza irrompono sulla scena e si impongono per la loro bellezza. Ancora tocchi di pennellate asciutte, pastose, lasciate in evidenza come nel tardo ottocento fecero i pittori francesi più rivoluzionari, cosi detti perché fecero a meno delle scuole e degli accademici, dei nozionismi e delle facili scorciatoie che la consuetudine, la convenzione, il quieto vivere e l’abitudine spesso suggeriscono di imboccare.
Ma la strada che Senise ci indica è proprio l’opposto della consuetudine e della routine, per usare una parola francese che è entrata nel nostro linguaggio corrente.
E’ la strada difficile tracciata dall’incontro tra la tradizione trasmessa e la trasgressione della regola che occhi giovani sempre affermano perentoriamente, che mani a volte impacciate e tremanti cercano nel segreto della propria solitudine
Ma è questa la sola strada che occorre intraprendere per andare incontro al futuro. Esplorando campi diversi, profanando le frontiere tra le discipline, mescolando le carte, prendendo rischi e facendo errori.
Come già l’iniziatore dell’Umanesimo, Gioacchino da Fiore, circa venti secoli fa, ci ha mirabilmente proposto e come oggi, a distanza di tanti secoli, alle soglie del XXI secolo, torna attuale nel pensiero del filosofo H.G. Gadamer che indica nell’arte il luogo in cui l’umanità può raggiungere la verità nella concreta esperienza. Tenendo ben presente che ciò può avvenire sempre e solo come sintesi fra tre elementi: la tradizione trasmessa di generazione in generazione, il linguaggio corale delle comunità e la forma materiale attraverso cui si comunica.
Prof.A.L. Candelise,docente di storia dell'arte .
La natura e la storia in Francesco Senise, piktori Arberesh.
“Il pittore di paesaggi deve camminare nella campagna con spirito umile, perché mai un essere arrogante saprà scoprire la natura in tutta la sua bellezza” Sono le parole del maggior paesista inglese John Constable (1776-1837). Per il maestro della pittura inglese era l'amore per la natura e per il paesaggio, che riusciva a muovere prodigiosamente tutti i suoi pennelli e ad accostare tonalità e colori.
Tutti i paesaggi, tutte le opere pittoriche che mostrano “Paesaggi” sono certamente frutto di un lavoro sul campo; straordinarie visioni create non attraverso l’occhio di una fotocamera, ma esposizioni coreografiche catturate da occhi che sanno vedere, che poi rinascono fra danze di pennelli nel sottofondo di una musica soave che viene su, dal di dentro del cuore. La “veduta” sgorga fra giochi di colori, negli spazi inesplorati d’infiniti panorami, amati e custoditi in quelle stanze ignote, dentro al magma e all’energia spirituale, al centro dell’anima.
Francesco Senise ha le scarpe impregnate d’argilla e, nelle piccole rughe, nei solchi leggeri che tracciano già le sue giovani mani d’artista, si scoprono perle di creta secche dorate, grumi di quella terra antica manipolata dai Greci, già prima del IV secolo AC.
Affiorano in Francesco Senise, piktori Arberesh, quei caratteri primordiali della “Gente d'altro seme” di popoli e genti che concorsero a popolare Sybaris e, le terre della sua piana sconfinata, fin dall'inizio dei tempi: quando questi luoghi, accolsero i Trezeni espulsi dagli Achei, ed anche i Locresi e forse i Rodî, quando, diversi popoli migranti popolarono litorale ed entroterra della Calabria Citra.
Nelle tonalità accese e piene di luce, del giovane pittore calabrese, s’intravvede tutto il carattere dei Sibariti, i suoi colori aprono strade verso la ricerca e la riflessione.
Innanzi a queste opere pittoriche, è come scorrere fra le pagine delle narrazioni di Diodoro, qui, l’occhio attento, potrà scorgere l’atmosfera di gioia calda e piena di luce, ricca di quella grande liberalità e di quella pacifica accoglienza, che gli autoctoni delle terre di Calabria hanno riservato nei secoli, agli stranieri qui sopraggiunti in ogni tempo.
Nelle tinte forti e dense viaggiano cultura e civiltà dell’antico popolo di Calabria, il carattere e la legenda che diventa storia di pacifica civiltà, d’integrazione e di convivenza con la concessione reale “al forestiero”, di tutti i diritti di cittadinanza nella sua interezza.
Senise, riassume e perpetua anime e culture diverse, essendo figlio di uno dei popoli più fieri ed indomiti approdati sul suolo della terra di Calabria. Quelli della sua etnia originaria, giunsero qui, quasi 550 fa al seguito del principe d’Epiro Giorgio Castriota Scanderbeg, il condottiero, «l’atleta di Cristo», come fu soprannominato da papa Callisto III.
Per questo egli ha impresso nel suo patrimonio genetico “la tragedia della diaspora”, lo spirito malinconico degli esuli, la nostalgia per la patria perduta, il ricordo del leggendario condottiero.
Questi i semi hanno irrorato il solco della storia degli Albanesi di Calabria, dai cui germogli è nato un frutto più ricco, rigenerato, colmo di un amore e di una passione più grande per la nostra terra, che ha dato loro straordinaria accoglienza e, per gli uomini che oggi la popolano.
Il piktori Arberesh porta impresso dentro l’anima il passato della sua gente:"gjaku yne i shprishur", "il sangue nostro sparso" e, da questo che traggono più forza la luce e i colori del "vatra", (il focolare) della "gjitonia", (il vicinato) della "vallja", (la danza accompagnata dal canto) della"vellamja",(la fratellanza, rito di parentela spirituale) della "besa", (la fedelta' all'impegno, che è un rito di iniziazione sociale con precisi impegni di fedelta' agli impegni presi, senza alcuna prevaricazione).
Non si può resistere ai moti dell’animo, richiami e temi che hanno contagiato e segnato vita e opere di grandi letterati, poeti e testimoni del nostro tempo: Anjeza Gonxhe Bojaxhiu MadreTeresa di Calcutta, Carmine Abate, Ismail Kadare, Gezim Hajdari.
Dalle tele del pittore Senise, si sprigionano effluivi di zagara e ginestra, le pitture sanno della grande fioritura a primavera, del canto degli usignoli al sol d’aprile, ed è qui, che la luce intensa del sole, indora acque e terre del Mediterraneo per poi diventare cornice cristallina di uno scenario seducente.
Nei paesaggi, affiorano fatica, muscoli e dolore; si respira un’aria da girone dell’inferno di Dante dietro lunghe scie di corpi martoriati e bianchi che irrorano la terra nuda.
Sudore e sangue nell’andare senza fine, su e giù per oltre duemila gradini, fra cristalli e polvere di sale dell’antica cava salifera di Lungro, nella sua miniera del salgemma, di cui ci ha raccontato anche Plinio il Vecchio, che è stata poi - per secoli - la più grande ricchezza della Piana di Sibari.
E’ pittore “valethuomo” colui che “sappi dipingere bene e imitar bene le cose naturali” l’ho ha detto il Caravaggio; è per questo, che opere e arte del piktori Arberesh, meritano attenzione e rispetto, perché Senise usa il sugo della storia per condire ogni creazione, prima di proporla all’umanità.
Conosce la dedizione e la fatica, i mestieri del suo popolo, Il sudore pungente delle sue saline, il lavoro delle donne, l’umiltà delle dimore. E’ questo che egli esalta, forgia e calca; è questa, una delle sue scelte più emozionanti: far rivivere tutto e tutti, con semplicità e con armonia, con generosa partecipazione, con commozione.
Senise attraverso la sua pittura si fa interprete del pensiero di San Francesco nel mostrare, a mani aperte, la bellezza dell’opera sua: “Le cose semplici sono le più belle. Sono quelle, che alla fine, sono le più grandi”, ecco allora, che i colori diventano sintesi anche del pensiero di Francesco di Paola il taumaturgo: umiltà, carità condivisione, qui, ove “tutto é armonia”.
L’artista sicuramente persegue la rappresentazione fedele di un suo “luogo ideale”, egli imprime, con temperamento e carattere le sue creazioni che, si aggiungono, naturalmente alle opere belle e al lavoro eterno dell’uomo.
E’ attraverso la pittura, attraverso la forza immaginifica, attraverso la potenza della natura ritratta che l’uomo narra di se, nella speranza di riuscire a scavalcare la morte, restando per sempre sul fruscio del messaggio che è stato capace di trasmettere.
Francesco Senise prova, con assoluta leggerezza, con fluidità ed eleganza e, sicuramente con straordinario piacere, a condensare la storia e, a diffondere con gioia «la sensazione della conservazione», mentre, nello stesso tempo, adombra ed ovatta le tonalità del dolore, perché sono – come diceva Bernardino Telesio - «la sensazione della distruzione».
E’ bella la natura in Francesco Senise, la sua “terra in vista” è un po’ il riassunto del sentire di Papa Francesco, “E’ il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: - è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo.
Rosario Sprovieri marzo 2016
I colori dell’Arberia
Francesco Senise è nato e vive in Calabria, Arberia italiana da più di cinquecento anni.
Una terra ospitale dove tante popolazioni di diversa provenienza hanno trovato nel tempo, fino a noi, riposo ed accoglienza.
Per il popolo Arbereshe da secoli integrato in Italia, nella terra, negli uomini, nei sentimenti, sino a regalarci una patria Arbereshe che è una gemma incastonata nel gioiello più ampio e prezioso che è la nostra terra italiana.
Francesco Senise, un DNA nutrito di geni arbereshe e una vita quotidiana da uomo del sud ci permette di ammirare in quest’esposizione due volti del suo essere Artista, due aspetti di un uomo che sa trovare toni, parole, segni, e colori adeguati a vivere e a comunicare diversi moti del suo animo.
Un sentimento di appartenenza sociale alla specie umana lo porta a visitare come un luogo sacro le “Saline” di Lungro dove tanti salinari del suo paese Arbreshe/italiano hanno consumato le loro vite, lavorando fino alla morte per strappare dalla roccia il sale.
I colori di questi dipinti sono come inumiditi dal sudore dei minatori, opacizzati dall’immane fatica, scuriti dal buio del sottosuolo.
I parchi lumi nelle gallerie permettono solo bagliori stridenti che affogano nell’opacità qualunque tonalità del colore.
Tutti i dipinti di questa collezione sono dominati da toni cupi che evocano la lentezza dei gesti causata dalla fatica disumana di lavorare lontani dalla luce del sole.
La seconda serie di dipinti invece è un vero e proprio inno alla natura selvaggia e rigogliosa che, riscaldata dal caldo sole della Calabria, emana preziosi effluvi che influenzano il comportamento umano invitando alla ricerca della felicità, con quelle azioni conviviali che più danno gioia a noi tutti.
In questi dipinti la gamma tonale dei colori è ben diversa e racchiude un messaggio d’amore profondo per la vita e la reminiscenza ancora viva, dopo generazioni di arbereshe di Calabria, della Patria, di un tempo non più vivibile ma per sempre fissato nei ricordi degli uomini, delle famiglie di un popolo.
Dai dipinti delle Chiese di rito Bizantino che con il loro messaggio hanno guidato gli uomini verso una nuova terra, nei secoli riecheggia il messaggio, tramandato da una generazione all’altra, dell’identità che, assieme alla libertà, è il bene più prezioso per l’uomo, in ogni tempo ed in ogni luogo.
E così l’antico messaggio si perpetra nella ricerca dei colori antichi che si fanno e restano moderni e attuali, vivi nei paesaggi di Francesco Senise, emblemi dell’essenza stessa della vita: la calma contemplazione del creato che la volontà Divina ha voluto come luogo per l’umanità.
Firenze 3 Dicembre 2014
Emanuela Catalano
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Formazione
AUTODIDATTA.LA SUA ARTE NASCE ED EROMPE VIGOROSA DALLA SUA ANIMA SENZA VINCOLI FORMALI PRECOSTITUITI SFUGGENDO AD UN ARIDO ESERCIZIO CRITICO DI CATALOGAZIONE.
Tematiche
IMPRESSIONISMO FIGURATIVO
Tecniche
OLIO SU TELA
Quotazione
ARTISTA SELEZIONATO DALLA ORLER ARTE
Premi
RICONOSCIMENTO BIENNALE DELL' ARTE ERCOLE DI BRINDISI 2012
NOMINA AD AMBASCIATORE DELL'ARTE DEL MEDITERRANEO 2012
PREMIO GIURIA TECNICA AL CONCORSO PREMIO D'ANNUNZIO PESCARA 12/2012
PREMIO SPECIALE PER LA PITTURA "ERMES VERCILLO" MUSEO DEL PRESENTE - RENDE (CS)
II CLASSIFICATO AL GALAARTE 2013 COSENZA CON IL PATROCINIO DELLA P.DELLA REPUBBLICA
PREMIO SPECIALE CITTA DI BRUXELLES 2013
TARGA ONORIFICA CITTA DI CRACOVIA 2013
TARGA ONORIFICA CITTA DI AUSCHWITZ 2013
CONCORSO CITTA' DI ROSSANO,OPERA SELEZIONATA PER LA X°BIENNALE DI ROMA 2014
PREMIO DI SEGNALAZIONE PRESSO ACCADEMIA DI BELLE ARTI AGRISANI SALERNO 2013
TARGA ONORIFICA DELL'AMBASCIATA ITALIANA DEL PRINCIPATO DI MONACO 2013
PREMIO ECCELLENZA DI CALABRIA PER L'ARTE
ATTESTATO DI RICONOISCIMENTO DALL' ISTITUTO ALBANESE AFFARI NAZIONALI
Bibliografia
MOSTRE
MOSTRA FIERA INTERNAZIONALE VERNICE ART FORLI'
MOSTRA COLLETTIVA TODI
MOSTRA COLLETTIVA NAPOLI CASTEL DELL'OVO
MOSTRA COLLETTIVA NEW YORK MANATTHAN 2012
MOSTRA COLLETTIVA A LECCE,CHIOSTRO DEI TEATINI 2013
MOSTRA FIERA AGRIGENTOARTE MOSTRA INTERNAZIONALE
MOSTRA A PALERMO GALLERIA GUERBOYS
MOSTRA A COSENZA GALLERIA IL TRIANGOLO
MOSTRA A BENEVENTO PRESSO ART PROJECT AWAY STUDIO GALLERY
MOSTRA A FRANCAVILLA AL MARE (CH) PRESSO MUSEO MICHETTI MU.MI.
MOSTRA PERS. A CASTROVILLARI CASTELLO ARAGONESE
MOSTRA A LUNGRO
MOSTRA AL PALAZZO DI GOVERNO DI CRACOVIA
MOSTRA A BRUXELLES
MOSTRA AL PALAZZO DI GOVERNO AD AUSCHWITZ
MOSTRA ALL'HOTEL DE PARIS MONTECARLO
MOSTRA ALLA GALLERIA PONTEVECCHIO IMOLA
MOSTRA XI FIERA INTERNAZIONALE D'ARTE VERNICE ART FAIR,FORLI 2013
MOSTRA PRESSO LA LUZ.ART GALLERY FIRENZE
MOSTRA PRESSSO LA GALLERIA A3 ARTE CONTEMPORANEA SALERNO
MOSTRA A TARANTO PRESSO IL PALAZZO DEI DIOSCURI
MOSTRA PRESSO LA CRISOLART GALLERY A BARCELLONA
MOSTRA PRESSO IL MUSEO MICHETTI (MU.MI) DI FRANCAVILLA AL MARE
MOSTRA A BRINDISI PALAZZO DELLA PROVINCIA
MOSTRA AL PALAZZO STORICO DI S BERNARDINO ROSSANO
MOSTRA MINI PERS. AL CASTELLO DUCALE DI CORIGLIANO CALABRO
MOSTRA PERS. AD ACQUAFORMOSA (VISITA LA MOSTRA IL MINISTRO KIENGE)
MOSTRA CONCORSO CASTEL S GIORGIO PALAZZO STORICO
MOSTRA A PLATACI (CS)
ARTIST FAIR 2013 SPEZIAEXPO A LA SPEZIA
PROSSIMA PARTECIPAZIONE ALLA X° BIENNALE DI ROMA GENNAIO 2014
MOSTRA PERMANENTE PRESSO LA GALLERIA MITI E LEGGENDE CORIGLIANO CALABRO
MOSTRA PERMANENTE PRESSO LE GALLERIE ORLER VENEZIA
MOSTRA MINI PERS. AL MUSEO D'ARTE CONTEMPORANEA MAGMA ROCCAMONFINA(CE) 2014
MOSTRA PERS. AL MUSEO CIVICO SALONE RAZZETTI ALTOMONTE
(CS)2014
MOSTRA PERS. AL MAM MUSEO DELLE ARTI E DEI MESTIERI DELLA PROVINCIA DI COSENZA DAL 06/03/2014 AL 18/03/2014
MOSTRA PERS. AL MAGB MUSEO NAZIONALE DI BUONVICINO
MOSTRA PERS. PALAZZO DEI PRINCIPI, SCALEA.
MOSTRA PERS. "NGJYRAT E ARBERISE", AMBASCIATA ALBANESE ROMA.
MOSTRA PERS. MUSEO ETNOGRAFICO FIRMO (CS)
MOSTRA PERS. PROTOCONVENTO FRANCESCANO, CASTROVILLARI
Mostra personale,al complesso Museale dei Dioscuri al Quirinale, Roma dal 02/04/2016 al 12/04/2016
Mostra personale, Convento di S Domenico Cosenza,2017
Mostra personale, Teatro Vittoria a Castrovillari, 2017
Mostra personale, presso la Fineco Bank ad Asti, 2018
Mostra mini personale a Travagliato (Brescia) 2018